L'incontro con uno dei più promettenti, bravi e belli attori di Hollywood avviene un grigio lunedì di settembre, presso la sala conferenze della 68esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Dire che il ragazzo ce la mette tutta per conquistare i giornalisti, (il 90% donne, chissà perché), è davvero poco, sorrisi, battute e voglia di parlare di cinema lo rendono subito ben voluto e fanno quasi dimenticare che qui al Festival ha presentato un film, "Sal", che, anche se fatto con le migliori intenzioni, purtroppo non convince.
Le domande sono molteplici e riguardano soprattuto la sua voglia di diversificare l'arte, ovvero il suo cimentarsi in più discipline quali: l'insegnamento, la poesia, il dipingere, e la regia. Ma James è a Venezia anche per presentare insieme a Susan Ray il documentario restaurato di Nicholas Ray, ovvero "We can't go home again", e lo fa con la moglie di lui, Susan appunto, e il Direttore Artistico Marco Muller. Franco si è dimostrato un vero fan nei confronti del geniale regista, descrivendo come i suoi film siano stati d'insegnamento e di sfogo per i giovani di quel tempo. Pellicole come "Gioventù bruciata" (dove recita anche Sal Mineo, il protagonista scomparso della storia della pellicola di James), per il protagonista di "127 ore", sono film che hanno smosso qualcosa, che hanno scavato nella psicologia dei ragazzi, che analizzano per la prima volta gli aspetti e le dinamiche interne di una società, definendo "We can't go home again" il seguito ideale, una specie di continuazione del film del 1955.